domenica 31 agosto 2008

sermoni domenicali

Stamani, complice un caffè caldissimo al Barbagianni e una serata interessante a Capalbio, ci siamo trovati a discutere su temi più globali, tipo Europa, globalizzazione, immigrazione e tutti i grandi temi della politica internazionale piuttosto lontani dalle magagne del marciapiede di Via del Rosso. Ripensandoci, però, e riflettendo sulle strade che può (se vuole)prendere Scintilla, mi rendo conto che dovremmo, ogni tanto, volgere lo sguardo più lontano delle colonne d'Ercole di Talamone! Lo so che è uno slogan trito e ritrito, ma "pensare globalmente e agire localmente" mi sembra che dovrebbe essere lo slogan dominante della nostra ricerca. Glocalcome ci insegna il sociologo Bauman!

1 commento:

Anonimo ha detto...

"L' ultimo dei pescatori"



Ciao a tutti e un saluto da quella che si annuccia come la mia ultima settimana qui nello UK.
Verro' subito al sodo perche' giustamente Giovanni mi fa notare che non e' bella cosa fare dei post chilometrici.
Sono molto contento che abbiate scoperto questo termine e la sua corrente ovvero il cosidetto "glocalismo". Motivo della mia felicita', non lo nego, sta anche nel fatto che mi si da la possibilita' di intervenire non solo come compare o personaggio da bar, ma anche per cio' che dovrebbe esseere la mia occupazione principale ( quale quella di non fare un cazzo ma farlo con stile?-direte voi-) che per chi ci crede e' quella di studente di antropologia culturale.
Perche' decido di soffermarmi sul glocalismo il cui nome deriva da un termine giapponese che ora confondo con bukkake, tipo glokkateku o giu di li... perche' questo termine e' strettamente intrecciato col nostro vissuto e con la nostra realta'...
Sebbene Orbetello non sia da considerarsi un isola felice ancora e' ben lontana dal vedere i fenomeni che la globalizzazione a prodotto nelle citta', chi e' stato in un qualsiasi mezzo pubblico di Roma, ad esempio, sa a cosa mi riferisco,e forse qui piu' che in altri posti c'e' un bisogno di presentare un discorso organico come risposta alle sfide economiche e culturali che ci presenta il nostro tempo.
Cerchero' subito di andaer al sodo... Non mi piacciono gli slogan, per la grande insofferenza che ho colla demagogia, una droga che non mi piace ma che ogni tanto non disdegno neanche io, eppure il pensare globale e agire locale ha un suo perche'...
Uno dei grandi cambiamenti che porta la globalizzazione e' la scomparsa delle realta' locali ( intese nei loro tradizionali assetti sociali e linguistici ) per cui il sempre maggiore bombardamento mediatico, la riduzione delle distanze ( il mondo in cui viviamo viene sempre donsiderato piu' piccolo ) e il confornto di nuovi e diversi imput culturali progressivamente determinano la trasformazione degli statuti precendenti.
Adesso come la piu' parte di voi capira' intuitivamente, quando un fenomeno culturale entra in contatto con un altra societa' possiamo avere due tipi di risposte: assimilazione, rigetto.
Semplice, per farci un esempio infelice, come un trapianto d' organi.
Questo a cosa ci porta, nel caso dell' assimilazione alla scomparsa del vecchio assetto tradizionale a alla creazione del nuovo, nel caso del rigetto ad una feroce campagna di resistenza contro il fenomeno che si profila all orizzonte.
Adesso vediamo di fare degli esempi di assetti tradizionali messi in pericolo dalla globalizzazione.
Come tutti i bambini e gli adolescenti Orbetellani della mia generazione sono anch' io andato a pesca di frodo o semplicemente a vedere la gente che cercava di tirare su spigole e mazzoni, o a far crollare la volta celeste a suon di bestemmie quando beccavano un' anguilla (che sisgnificava tagliare la lenza e rifarla, e se non ne avevi un altra... fine dei giochi). Non ho mai tirato su niente a disonore della mia provenienza dove segnalo per la gioia del buon Cacio l' inarrivabile Mauotto mito vivente barraio esercente per noi gente della stazione... Insomma non era insolito vedere un sei sette ragazzini attorno a due tre che pescavano ogni tanto si giravano un po' a destra un po' a sinistra e poi come vedevi una macchina che vagamente somigliava a quella dei guardiani non li vedevi gia piu' perche "i pescatori" erano spariti.


Questo succedeva quando ero piccolo io un 15 anni fa al massimo.
Adesso?
Di ragazzini ne vedete piu', semplicemente hanno di meglio da fare che andarsene a pesca di frodo ( per esempio sfoderare un guardaroba da 2000 euri o girare coll' i-pod ) fortunatamente esistono ancora le eccezioni ma stanno sparendo come vi ho detto resistenza o assimilazione. Se la mia prosa d' amarcord vi sembra buona per suscitare qualche bel ricordo di fanciullezza andiamo a vedere la realta' del bnostro territorio... Se prendete "i Pescatori ", la cooperativa intendo, dovreste sapere che sullo statuto ( scusate il tecnicismo) hanno scritto che ogni pescatore ha diritto di far entrare uno dei propi figli nella cooperativa... Orbene andiamo a vedere oggi quali sono i ragazzi orbetellanni figli di pescatori che fanno i pescatori:
Checco Lupo, la cui occupazione e' prendere la bicicletta per venire in piazza alle poste e tornare alla contabilita', e Gabri Lubrano. Quindi di pescatori veri e propi ne abbiamo uno! Vedete cosa e' successo nel giro di una generazione!
Ah e' vero c'e' anche Lorenzo Ferrigato che fa il guardiano ora che ci penso, beh non cambia molto a tutti e tra vanno i miei saluti!
Come vedete questo fenomeno e' portato dall globalizzazione di cui sopra che apre i confini di un mondo per cui i ragazzo pensano ad un al di la' piu' accessibile scordandosi dell' al di qua che se ne sta andando...
Adesso concludo questo mezzo discorso inorganico e sconfusionato...
Pensare globalmente e agire localmente significa che per far si che le nostre realta' continuino ad esistere dobbiamo far riavvicinare i ragazzi al nostro territorio, quindi Marco tu che hai figli tu che puooi guardare ogni giorno la Speranza negli occhi, quando saranno in eta' prendili per mano e portali a Pescare di frodo, raccontando in quella le gesta di Mauotto pescatore coll hobby del "Miglior cappuccino d' Europa di tutti i tempi" e allora cresceranno amando il nostro paese e forse Gabri non si guardera' allo specchio, sempre piu' grigio pensando:<< Io Gabriele Lubrano, "L'ultimo dei pescatori">>
Un abbraccio a tutti e a fra poco ( il 9 torno!)
Shiao!
Guaina