venerdì 27 febbraio 2009

avanti popolo!

Conosciamo e stimiamo molto l'autore dell'intervista che ci consentirà qualche riflessione sulle sue parole. L'analisi la condividiamo in pieno. L'ondata "travolgente" di colonialismo romano è stata attirata da questa amministrazione senza idee, con precisione e con un metodo scientifico infallibile, atto a sfollare il centro storico e renderlo (lo sò che è una definizione da bar e un pò scontatata, ma chi vive a Orbetello sa che è così) "il salottino della Romabene".
Noi vorremmo provare ad alzare il tiro e ragionare di più sul lungo periodo.
I punti da analizzare sono due.
1)come fare a ribaltare questa tendenza? I campeggi ci sono e in abbondanza, eppure il "popolo" non viene più! Dall'intervista non si evince come potremmo uscire dall'impasse a parte l'invocazione a "vacanze del popolo"! Noi sappiamo che l'autore ha idee da vendere e sà come metterle in pratica. Ci aiuti!
2)siamo proprio sicuri che Orbetello e il nostro territorio abbia una vocazione esclusivamente turistica? Questa è la domanda che ci dovremmo proporre sempre.
Qual'è il modello di sviluppo locale che pensiamo per il nostro territorio?

1 commento:

Riccardo ha detto...

Carissimi di Scintilla, come al solito l’intervista con Stefano era molto più articolata di quanto poi lo spazio a disposizione nella rubrica «Buongiorno Maremma» ci ha consentito di pubblicare. Il problema del mortorio nel centro storico, personalmente, penso che sia dovuto a molti fattori, non soltanto a scelte politiche ascrivibili all’amministrazione. In parte temo che siano cambiate le abitudini delle persone, che oggi siano meno propense a uscire la sera e preferiscano guardarsi il film sulla televisione satellitare, distrarsi con intrattenimenti leggeri, leggersi un libro (speriamo), giocare con il computer e magari chattare con il vicino di casa. Quindi, sarà bene rassegnarsi a un corso sempre più vuoto. A meno che non rinascano centri di aggregazione (un teatro?) che restituiscano alle persone il piacere di uscire la sera non solo d’estate. Ma su questo sono piuttosto scettico. Vengo ai punti che proponi di analizzare. Il turismo «popolare»? A questi prezzi non è semplice, ma dico cose scontate. Privilegiare un turismo tranquillo e casereccio rischia di chiudere, per esempio, ai giovani. Non ci sono più feste sulla spiaggia, non ci sono pianobar. Quando ero in età da discoteca mi ricordo che dall’alto Lazio venivano dalle nostre parti, oggi la direzione si è invertita. Magari non vogliamo i giovani, preferiamo le famiglie... ma non ci sono strutture neppure per i bambini. E il turismo escursionista? Il turismo archeologico? Niente, qui ne abbiamo di strutture strepitose, come il monastero di Sant’Angelo, ma sono abbandonate ai predoni, senza sentieri, senza mai aver pensato a promuovere Orbetello come qualcosa che non sia soltanto spiaggia. Non esiste più futuro per un turismo inteso come ombrellone-gelatino-frittura di pesce. Ben venga Gustatus, iniziativa di pregio assoluto, ma il concetto di «pienone» ormai è superato più o meno ovunque: servono soluzioni strutturali, scelte concrete. Persino la nostra risorsa principale, anche a livello di immagine, che è la laguna, è in pratica ingessata in un bell’affresco senza che in vent’anni si sia riusciti a realizzare nemmeno il progetto dei traghetti ecologici per portare la gente al mare. Il turismo congressuale? È una formula che funziona, ma nei posti in cui ci sono centri congressi. Insomma, credo che di cose da fare ce ne sarebbero, anche solo nel settore turistico. E vengo alla seconda domanda. Credo che la vocazione principale di Orbetello sia, in effetti, una vocazione turistica. «Esclusivamente» turistica? Qui il problema è più vasto e comprende un po’ tutto il Paese. Faccio un esempio: per anni si è parlato di un polo di ricerca universitario nel settore della biologia marina. Sarebbe fantastico, ma se aspettiamo che l’università italiana ci investa, andiamo incontro soltanto a brutti risvegli. Mi azzardo a pensare, però, che una concezione svecchiata del turismo aprirebbe per sua natura a nuove potenzialità di sviluppo locale, anche in settori diversi. Un saluto.
Riccardo